Per parlare di demolizione è bene anzitutto sgombrare il campo dai pregiudizi e dal groviglio di interpretazioni che il termine porta con sé. Nonostante negli ultimi anni si sia tornati a parlare di demolizione smussandone gli aspetti più radicali, non c’è verso di superare la barriera psicologica e di dare alla demolizione il significato di un progetto civile che consenta di risarcire il territorio dai danni di una costruzione selvaggia e fuori legge di cui la Valle dei Templi di Agrigento è diventata l’emblema. Nell’immaginario collettivo la demolizione continua a risuonare come qualcosa di irrimediabile, ma c’è demolizione e demolizione e in ogni caso è riduttivo limitarla alla sola pars destruens. La demolizione ha senso solo in relazione al suo reciproco, la costruzione, e usando le parole di Franco Purini, essa è un’estensione del costruire ovvero non un suo contrario ma “un diverso dove entra in gioco una casualità che conferisce ai suoi risultati un rilevante plusvalore emotivo e soprattutto figurativo” (1997, in Il progetto della sottrazione, p. 26). Questo significa che la demolizione deve essere intesa come parte di un progetto che va a togliere qualcosa per fare spazio ad un nuovo che non è una esatta ricostruzione di quanto c’era prima. La demolizione è dunque una questione sfaccettata che implica posizioni e scelte da fare in funzione del progetto e degli obiettivi da raggiungere. In riferimento alla città, la demolizione va presa come valore pressoché “curativo”; deve cioè essere adoperata in modo puntuale e mirato per liberare da quanto è diventato obsoleto, fatiscente, malmesso per consentire la sostituzione delle parti invecchiate e danneggiate con parti nuove e ripensate sul piano delle destinazioni d’uso e dei materiali. Questa demolizione è uno dei momenti della riqualificazione necessaria alla rigenerazione urbana e ad un progetto di mutamento che interviene sull’esistente nel rispetto dell’identità dei luoghi e di chi vi abita.
Demolizioni sensibili e rigenerazione urbana / Criconia, Alessandra. - STAMPA. - (2016), pp. 147-153.
Demolizioni sensibili e rigenerazione urbana
Criconia, Alessandra
2016
Abstract
Per parlare di demolizione è bene anzitutto sgombrare il campo dai pregiudizi e dal groviglio di interpretazioni che il termine porta con sé. Nonostante negli ultimi anni si sia tornati a parlare di demolizione smussandone gli aspetti più radicali, non c’è verso di superare la barriera psicologica e di dare alla demolizione il significato di un progetto civile che consenta di risarcire il territorio dai danni di una costruzione selvaggia e fuori legge di cui la Valle dei Templi di Agrigento è diventata l’emblema. Nell’immaginario collettivo la demolizione continua a risuonare come qualcosa di irrimediabile, ma c’è demolizione e demolizione e in ogni caso è riduttivo limitarla alla sola pars destruens. La demolizione ha senso solo in relazione al suo reciproco, la costruzione, e usando le parole di Franco Purini, essa è un’estensione del costruire ovvero non un suo contrario ma “un diverso dove entra in gioco una casualità che conferisce ai suoi risultati un rilevante plusvalore emotivo e soprattutto figurativo” (1997, in Il progetto della sottrazione, p. 26). Questo significa che la demolizione deve essere intesa come parte di un progetto che va a togliere qualcosa per fare spazio ad un nuovo che non è una esatta ricostruzione di quanto c’era prima. La demolizione è dunque una questione sfaccettata che implica posizioni e scelte da fare in funzione del progetto e degli obiettivi da raggiungere. In riferimento alla città, la demolizione va presa come valore pressoché “curativo”; deve cioè essere adoperata in modo puntuale e mirato per liberare da quanto è diventato obsoleto, fatiscente, malmesso per consentire la sostituzione delle parti invecchiate e danneggiate con parti nuove e ripensate sul piano delle destinazioni d’uso e dei materiali. Questa demolizione è uno dei momenti della riqualificazione necessaria alla rigenerazione urbana e ad un progetto di mutamento che interviene sull’esistente nel rispetto dell’identità dei luoghi e di chi vi abita.File | Dimensione | Formato | |
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